A Jaslo in Polonia le Giornate Internazionali del Vino
Una manifestazione enologica di massa gestita dai vignaioli
Mario Crosta |
Il 5 novembre 2005, in una sola giornata si sono concentrati due percorsi: uno per il grande pubblico nella grande sala del Centro Comunale di Sport e Ricreazione ed uno per soli invitati nella sala delle Ricerche di Petrolio e Gas. Le autorita comunali e provinciali promotrici si sono dovute trasferire in gran fretta dall'una all'altra sala per poter procedere alle reciproche inaugurazioni e poi alle conferenze stampa.
Un plauso alla concisione, alla praticita ed alla concretezza delle parole del Presidente della Provincia Podkarpackie, Leszek Deptula, del Presidente dell'Associazione dei Comuni del Bacino del fiume Wisloka nonché Sindaco di Jaslo e membro del Comitato delle Regioni dell'Unione Europea, Andrzej Czernecki, e del Direttore dell'Ufficio di Gestione dei Fondi Europei per la Provincia Podkarpackie, Jaroslaw Reczek. Le discussioni su temi agronomici, enologici e legislativi sono state introdotte dal produttore Roman Mysliwiec, presidente dell'Istituto Polacco del Vino e della Vite, e da Wojciech Bosak, dello stesso Istituto. Poi il resto e fluito da se come un fiume in piena, tra degustazioni sia gratuite che a pagamento di vini dei Paesi confinanti e locali nonché di prodotti tipici regionali, accompagnate dalla musica di complessi folcloristici regionali e coronate dalla mostra-mercato delle attrezzature e degli accessori, ma anche da un concorso a premi per il Prodotto Tradizionale. Il successo e stato davvero meritato. Insomma, Jaslo sta diventando un centro enologico sempre piu importante ed i risultati si vedono nei vini che produce, ma che non puo ancora vendere per difetti legislativi ancora da correggere.
L'affollata conferenza stampa introduttiva |
Il ciclo vegetativo della vite a Jaslo dev'essere necessariamente molto piu breve rispetto a quello delle viti che si sono acclimatate sulle alture della Toscana, perche l'inverno e molto piu lungo. Ed il sole autunnale, che ha un peso decisivo sulle vendemmie, e molto piu debole di quello delle migliori zone vitivinicole dell'Europa Centrale, come la Champagne, la Mosella o la Moravia. Il leggendario Sangiovese, ma anche il Cabernet Sauvignon ed il Merlot, in Polonia patiscono il freddo. Se anche si riuscisse a produrre a Jaslo delle uve di qualita accettabili da questi vitigni ben ambientati invece altrove, queste verrebbero sciupate poi da muffe ed altre malattie a cui i vitigni tradizionali della Vitis vinifera non sono resistenti, mentre gl iincroci con la vite selvatica ed il Moscato di Odessa danno degli ottimi raccolti senza trattamenti chimici. Jaslo puo diventare il capoluogo di una regione vinicola non molto grande ed il Moscato di Odessa, che e stato importato qui da Roman Mysliwiec piu di vent'anni fa dall'Ucraina, puo diventarne il vino-bandiera.
Questo vitigno e stato recentemente piantumato anche nella vigna sperimentale dell'Universita di Cracovia ed e studiato con particolare attenzione. Infatti da buoni vini delicatamente profumati, piuttosto secchi e di contenuto alcoolico di buon livello da uve coltivate biologicamente. I visitatori di Winnica Golesz ne rimangono sempre sorpresi. Produrlo ha costituito una sfida alla teoria enologica che dice che i primi grappoli adatti alla vinificazione si possono raccogliere perlomeno dopo tre anni dalla piantumazione delle viti e che dopo due anni si devono potare i ceppi ad un'altezza molto bassa per poter dare in futuro dei tralci piu forti e generosi.
Panorama di Jaslo |
Piccoli vignaioli alle prese con condizioni difficilissime (un po' come nelle piu famose, antiche ed irripetibili zone vinicole del nostro continente) e che hanno bisogno di essere apprezzati per le fatiche e l'amore con cui fanno il vino. Penso con grande amarezza ad un mondo del vino come quello che i grandi buyers anglosassoni vorrebbero imporci, con gli Australiani che producono vini industriali da cinque e da cinquanta dollari indifferentemente da vigneti di pianura estesi senza interruzione anche per qualche centinaio di chilometri di ampiezza, ridendosela delle fatiche dei Francesi sui ghiaiosi terreni del Medoc, di quelle dei Tedeschi sugli scisti della Mosella, di quelle degli Ungheresi che zappano anche con le mani sulle colline di Tokaj, di quelle dei vignaioli di Carema, delle Cinque Terre o della Valtellina che ogni anno devono ricostruire le terrazze franate. Ma ride bene chi ride ultimo. Perche non dovrebbero farlo anche a Jaslo?
Mario Crosta
www.enotime.it
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